Secondo Canto Inferno
Il secondo canto è il proemio alla cantica infernale:
- Dante invoca le Muse per aiutarlo a raccontare tutto quello che è stato visto: qui si vedrà la nobiltà del suo ingegno di poeta e di uomo.
- Dante riflette sulla sua virtù: Dante chiede al maestro di guardare s'ell'è possente, cioè all'altezza, prima di partire per l'alto passo. Altri hanno avuto esperienza, ancora vivi (mortali), nel regno dell'oltretomba:
- Enea, andò negli Inferi da vivo, con il proprio corpo, accompagnato dalla Sibilla: Dio (avversario d'ogne male) lo permise perché sapeva l'alto compito che l'attendeva, la fondazione di Roma centro dell’impero e del futuro papato.
- San Paolo (Il "Vas d'elezione") aveva visitato i cieli del Paradiso perché Dio gli aveva dato il compito di arrecare conforto alla fede cristiana.
- Ma Dante è scettico di esserne degno: « Ma io, perché venirvi? o chi 'l concede?/ Io non Enëa, io non Paulo sono;/ me degno a ciò né io né altri 'l crede ».
- Virgilio non fa tardare la sua risposta: lo sprona a non avere paura e gli spiega la ragione del suo viaggio e chi lo vuole.
Dante investito da questo amore gratuito, si rianima, (come quei fiori che piegati dalla brina notturna si drizzano forti sullo stelo quando il sole li scalda), e si prepara al viaggio.
Lettura II Canto Inferno
La Divina Commedia - Inferno - Canto II
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