martedì 30 settembre 2014

Divina Commedia, Schema II Canto Inferno, Dante Alighieri



Secondo Canto Inferno
Il secondo canto è il proemio alla cantica infernale:

  • Dante invoca le Muse per aiutarlo a raccontare tutto quello che è stato visto: qui si vedrà la nobiltà del suo ingegno di poeta e di uomo.
  • Dante riflette sulla sua virtù: Dante chiede al maestro di guardare s'ell'è possente, cioè all'altezza, prima di partire per l'alto passo. Altri hanno avuto esperienza, ancora vivi (mortali), nel regno dell'oltretomba:


  1. Enea, andò negli Inferi da vivo, con il proprio corpo, accompagnato dalla Sibilla: Dio (avversario d'ogne male) lo permise perché sapeva l'alto compito che l'attendeva, la fondazione di Roma centro dell’impero e del futuro papato. 
  2. San Paolo (Il "Vas d'elezione") aveva visitato i cieli del Paradiso perché Dio gli aveva dato il compito di arrecare conforto alla fede cristiana.


  • Ma Dante è scettico di esserne degno: « Ma io, perché venirvi? o chi 'l concede?/ Io non Enëa, io non Paulo sono;/ me degno a ciò né io né altri 'l crede ».
  • Virgilio non fa tardare la sua risposta: lo sprona a non avere paura e gli spiega la ragione del suo viaggio e chi lo vuole. 
Virgilio, quando era nel Limbo (tra color che son sospesi), era stato visitato da una donna beata e bella: era Beatrice, la donna amata da Dante. A sua volta, l’anima angelica, era stata inviata da S. Lucia e dalla Madonna.
Dante investito da questo amore gratuito, si rianima, (come quei fiori che piegati dalla brina notturna si drizzano forti sullo stelo quando il sole li scalda), e si prepara al viaggio.

Lettura II Canto Inferno
La Divina Commedia - Inferno - Canto II

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